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QUANDO L' EROINA SI SPACCIAVA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, 1985

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view post Posted on 7/2/2011, 20:04




Fonte : la repubblica.it


QUANDO L' EROINA SI SPACCIA SOTTO GLI OCCHI DEL PAESE
23 aprile 1985 — pagina 13 sezione: CRONACA

GRUMO NEVANO - La grossa Bmw entra sgommando nel vicolo spazzato dal caldo vento di scirocco. Il paese sembra deserto. Solo qualche gatto gioca con i manifesti elettorali strappati da mani ignote e gettati sui marciapiedi. I portoni delle case sono sprangati. Alle finestre non ci sono imposte ma spesse grate di ferro. Sui muri sgretolati e scheggiati si notano i buchi provocati dalle pallottole. Tutto intorno un silenzio carico di tensione e di indifferenza. Dall' auto scendono tre giovani. Avranno al massimo venticinque anni. Vestono in modo elegante, portano occhiali scuri. Parlottano con tre-quattro ragazzi, le palpebre arrossate dall' eroina, gli occhi lucidi e assenti. Pochi secondi, qualche formalità.


Ecco il gioco è fatto: una bustina scivola nella mano di uno che stringe nell' altra una mazzetta di soldi, 50-60 mila lire. Un rapido saluto, uno sguardo di intesa e i tre spacciatori svaniscono nel dedalo di viuzze di Grumo Nevano. La storia si ripete ogni giorno, alla stessa ora, da cinque anni. Sotto gli occhi di tutti, in pieno giorno, a piazza Domenico Cirillo, crocevia di questo paesotto dell' entroterra napoletano, sventrato dalla speculazione edilizia. Il primo, nella tragica storia dell' eroina del Sud, ad essere diventato centro di spaccio e di consumo. Una settimana fa, una donna di sessanta anni, Cristina Capuano, si è uccisa gettandosi dal terzo piano della sua casa. "Non ce la faceva più", dice il marito, Antonio Puca, sessanta anni, di mestiere imbianchino. "Era esaurita, ma soprattutto disperata, angosciata nel vedere i nostri tre figli e i due generi morire lentamente, inesorabilmente, ogni giorno di più". L' hanno seppellita in fretta e furia, quasi a voler nascondere, scancellare, la cruda testimonianza di un dramma che attanaglia il paese. La gente non ha partecipato ai funerali. Ha preferito far finta di niente. Ha reagito solo quando i giornali hanno parlato di Grumo Nevano, del paese dell' eroina. La "neve" arriva da fuori, da Giugliano, Sant' Anna, Fratta Maggiore, Sant' Antimo, Sant' Arpino, i piccoli centri che costellano come pianeti la sacca agricola a nord di Napoli. "Roba" di qualità: dalle 50 alle 100 mila lire a dose. E qui lo spaccio trova fertile terreno. Non c' è alcun tipo di vigilanza: non c' è polizia, i carabnieri hanno abbandonato la loro caserma pericolante dal 1980, i Vigili urbani si limitano, rassegnati, a segnalare i casi più vistosi o a raccogliere, con indifferenza, la montagna di siringhe agli angoli dei marciapiedi. Qui non ci sono cinema, teatri, palestre, centri sportivi e culturali. A stento la "Comunità di vita cristiana", l' unica struttura sociale attiva, riesce a organizzare squadre di scouts. C' è lavoro, invece. Molto.



Soprattutto lavoro nero e sottopagato. Nelle oltre duecento piccole e medie industrie tessili e calzaturiere che assediano il paese. Fabbriche a conduzione familiare allestite dentro casa, lontane da occhi indiscreti, trasformate in vere e proprie fortezze per difendersi dal taglieggio della camorra. Una produzione vorticosa, con un fatturato rilevante: 70-80 miliardi l' anno, di cui almeno il 60 per cento è sommerso. Trovare un impiego, in queste fabbriche, è la salvezza, dall' eroina e dalla miseria. Ogni giorno, duemila persone arrivano qui a Grumo Nevano dai paesi limitrofi. I "caporali" raccolgono la gente porta a porta e la scaricano sul posto di lavoro. Una settimana a fabbricare scarpe o a manovrare un telaio può far guadagnare a un giovane anche 300 mila lire: una ricchezza improvvisa che però non sa come spendere. Ecco spuntare allora l' eroina, facile abbaglio per centinaia di ragazzi. Le cifre non sono ufficiali, ma si parla di almeno trecento "tossici" su tremila giovani. Si bucano lì, davanti alla basilica di San Tammaro, una chiesa spoglia e disadorna, circondata da una siepe arsa dal sole, dove i bimbi giocano rincorrendo un copertone di un camion usato. "E' la nostra chiesa", ci dice una ragazza con stizza. Tanta pubblicità improvvisa ad un paese dimenticato da tutti, in fondo dà fastidio. Soprattutto a loro, ai tossicomani. Quello di Cristina Capuano, non è un caso isolato. In Comune ci confermano che sono molte le famiglie falcidiate dall' eroina. "In due anni", dice un impiegato che preferisce mantenere l' anonimato, "abbiamo avuto sei suicidi. Sei morti strane, ancora inspiegabili. Senza considerare quel ragazzo che ha ucciso il padre, quell' altro che ha sparato al suo amico per un ciclomotore e l' ultimo che si è fatto tagliare in due da un treno. E' un dato che mi ha fatto riflettere e che mi ha scosso dal torpore cui si è tra l' altro abbandonato tutto il paese". La gente di Grumo, infatti, non reagisce. Sopporta, sceglie di convivere, ognuno "con il guaio suo". Chi ha tentato di promuovere iniziative è stato dissuaso, con le buone e con le cattive. L' ex sindaco socialista, Antonio Caso, è stato preso di mira e più di una volta gli hanno assaltato la casa. "Adesso", dice con aria mesta, "vivo in un bunker". Ma non è il solo. L' unica banca presente a Grumo Nevano ha chiuso i battenti. Troppe rapine. Eppure la stazione dei carabinieri sorgeva proprio di fronte. Non c' è negozio che non abbia le inferriate alle finestre e le porte blindate. Le quattro farmacie sembrano gioiellerie: spioncino e porta a scatto. "Ci rapinano, ci taglieggiano", si giustificano i proprietari. E nessun interviene? "No, nessuno". Ma qualcuno invece si è mosso. Il parroco della chiesa e l' assessore alla Cultura del Comune, Alfonso Rossi, neurologo, per esempio. Dopo lunghi estenuanti incontri hanno deciso di fare inserire in bilancio un fondo (quaranta milioni) da destinare al problema. Ma i contrasti politici (da due anni non si riesce a formare una maggioranza in Comune) e gli interessi particolari hanno lasciato la proposta nel cassetto. Il problema esiste dal 1976, da quando un giovane di Fratta Maggiore iniziò a bucarsi qui con il Talwin, comune farmaco antidolorifico. "Cercammo di capire. Ci sembrava una cosa banale, dovuta più che altro a forme e curiosità di ribellione.

Poi, invece...". Poi invece, lo spaccio ha preso piede. E nei periodi in cui le fabbriche rallentano la produzione (da Natale ad aprile), i giovani girano per il paese dondolandosi da un bar all' altro, ammazzando il tempo con lunghissime partite al video-poker, vere macchinette mangiastipendi. "Sì", ammettono i vecchi del paese, "i padroni sono loro. Noi cerchiamo di aiutarli, qualcuno li assume per farli lavorare. Altri tentano direttamente di ricoverarsi al Cmas (Centro di assistenza medica) di Giugliano. Ma lì hanno solo due letti per i tossicodipendenti, quindi la gente la rimandano a casa. L' unica soluzione è il ricovero coatto. Bisogna denunciare il proprio figlio al pretore. Una scelta difficile". Cristina Capuano, la "madre dei drogati" voleva farlo, ma poi ha scelto il suicidio. Non ha retto all' idea che anche la sua ultima figlia, Patrizia, 19 anni, fosse scappata di casa. Anche lei con un tossicodipendente di Grumo Nevano.
- dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMO
 
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