Città di Grumo Nevano - Forum

Le inesattezze dei media " IL CASO DELLA BICICLETTA DI FAUSTO COPPI" [Risolto], Fortunato Cristiano - Grumo Nevano

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adp
view post Posted on 28/1/2010, 16:13




Questo è quanto scrive il corrieredelmezzogiorno.it

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A Grumo Nevano c'è una leggenda e credo che sia tratta da fatti veri, la famosa bilicletta è stata regalata da FORTUNATO CRISTIANO, in questo caso ha sbagliato anche Gerry Scotti ?





Un raro documento video tratto da "Quando Coppi correva in bicicletta" Rai Trade La Gazzetta dello Sport Il grande Ciclismo a Grumo Nevano, Fausto Coppi e la bicicletta regalata.




Tantissime foto di Fausto Coppi a Grumo Nevano con la famiglia Cristiano

www.grumonevano.net/Sport_Grumo_Nev...ismo/index.html

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e la testimonianza di molti grumesi.

Adesso mi chiedo, quale sarà la verità ?

Edited by adp - 28/1/2010, 18:07
 
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Darkoide
view post Posted on 28/1/2010, 17:29




Eh mo va a capire...credo che il nome D'Avino sia vero non sia legendario, ne parla anche il cronista.
Però dice D'Avino di Grumo Nevano...intrigante sta storia
 
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adp
view post Posted on 28/1/2010, 18:19




E' il caso di fare una indagine ;)


 
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raffaele.abbate
view post Posted on 29/1/2010, 10:00




basta controllare all'anagrafe se esiste d'avino
 
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adp
view post Posted on 29/1/2010, 11:56




CITAZIONE (raffaele.abbate @ 29/1/2010, 10:00)
basta controllare all'anagrafe se esiste d'avino

se leggi l'articolo del corriere, D'Avino esiste non è di Grumo Nevano ed è tutta un altra storia


 
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Darkoide
view post Posted on 29/1/2010, 16:20




Si infatti l'articolo mischia due cose.
ADP tu lo saprai meglio di me. Mi spieghi i Cristiano in questa storia come c'entrano?
Non sto capendo se D'Avino è un nome legendario oppure è quello di somma vesuviana.
Dalle foto e da quello che ha detto il giornalista secondo me c'entra grumo.
Ma il Cronista è ancora vivo? magari uno gli scrive e chiede informazioni, tentar non nuoce.

edit: come non detto, è deceduto
 
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adp
view post Posted on 29/1/2010, 17:14




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Anche grumonevano.com,conferma quello che dice Palumbo e che potete ascoltare in questo video.
Adesso mi chiedo, tutti sappiamo che la bicicletta è stata donata da Fortunato Cristiano, perchè anche Palumbo dice D'Avino


 
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Darkoide
view post Posted on 29/1/2010, 18:51




Aspetta c'è un particolare importante. D'Avino è una cosa Davino è un'altra. Nell'articolo si parla di D'Avino ed è un cognome. Mentre a palumbo si associa Davino che è un cognome ma è anche un nome e può essere anche un nomignolo...

Anche nella domanda di chi vuol essere milionario sta scritto Davino...
quello di somma vesuviana si chiama D'Avino
 
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adp
view post Posted on 31/1/2010, 09:33




La seconda GUERRA MONDIALE arrecò una lunga pausa ma subito alla ripresa ci fu la prima gara ciclistica alla quale partecipò, dal rientro dalla prigionia, il Campionissimo più prossimo a noi FAUSTO COPPI Accolto dallo Sportivo FORTUNATO CRISTIANO.

tratto da USC Girardengo di Pasquale Moscato su grumonevano.net


 
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adp
view post Posted on 31/1/2010, 16:13




Eccovi un altra testimonianza, ma qual'è la verità ???
fonte: il mediano.it


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FAUSTO COPPI IN FUGA DALLA GUERRA. PARTENDO DA SOMMA VESUVIANA.
Categoria: Sport Data: 31/01/2010

Con il cinquantennale della morte del Campionissimo, si rievoca il falegname sommese che gli regalò una bici nel ’45: così il vincitore del Giro si rimise in sella dopo il fronte d’Africa. Il «milionario» gli dedica un quiz, ma ne sbaglia la provenienza.


Chi è il falegname di Somma Vesuviana che nel ’45 regalò una bicicletta a Fausto Coppi, permettendogli di riprendere gli allenamenti dopo la guerra? È un episodio avvolto in un’aura di leggenda, che di recente è stato ripescato dai biografi del Campionissimo e dai cronisti sportivi, in occasione del cinquantennale della morte di Coppi. Per qualcuno l’ignoto benefattore si chiama Gavino, per altri D’Avino, secondo alcune fonti sarebbe di Grumo Nevano piuttosto che di Somma.

Grazie a quel gesto prezioso, Coppi si rimise in sella dopo gli anni della guerra, dopo aver sperimentato i primi sintomi della malaria, il fronte d’Africa, la prigionia in Campania in un campo d’aviazione britannico. E riprese a girare l’Italia dissestata e ingombra di macerie, per ritrovare lo smalto del campione e ritrovare la famiglia di cui non sapeva più nulla.

«D’Avino, un falegname di Grumo Nevano, non avrebbe mai pensato che un suo nobile gesto lo avrebbe per sempre legato a...?». Questa è la domanda che Gerry Scotti ha formulato in una puntata di «Chi vuol essere milionario?» andata in onda la settimana scorsa. Il popolare quiz-show permette di fare ricorso a Google, ma è difficile trovare riferimenti esatti a questa vicenda mediante un motore di ricerca. Se anche la domanda avesse riportato correttamente Somma, come comune di provenienza del falegname, sarebbe stato difficile arrivare al nome di Fausto Coppi.

Scomparso nell’85, D’Avino è citato nella biografia di Coppi scritta da Gianni Brera. «Giuseppe Gavino», scrive in realtà Brera, ma è evidente che si tratta di un refuso, anche perché non c’è alcuna traccia del cognome “Gavino”, a Somma. Il grande giornalista sportivo, però, riporta esattamente la provenienza del benefattore. Brera scrive nell’81, vent’anni dopo la morte di Coppi, ma la testimonianza è di prima mano, raccolta direttamente dai ricordi del campione, molti anni prima, nel corso di un lungo colloquio tra i due.

Coppi aveva già vinto il suo primo Giro d’Italia, giovanissimo, nel ’40, ma dopo la sua partenza per il fronte d’Africa non si avevano più sue notizie, al punto che molti lo credevano morto. Fu Gino Palumbo, all’epoca giovane cronista sportivo, ad annunciare: Coppi è vivo, catturato dagli inglesi in Tunisia, e fa da attendente a un ufficiale della Raf, nella base che gli aviatori di Sua Maestà hanno allestito a Caserta, dopo lo sbarco alleato a Salerno. Palumbo lanciò un appello sulla carta stampata: date una bicicletta al campione, per permettergli di riprendere l’attività ciclistica. A rispondere fu il falegname sommese, all’epoca poco più che 30enne, appena sposato.

Giuseppe nutriva una passione divorante per il ciclismo, e d’altra parte gareggiava egli stesso nelle competizioni regionali. In quella Campania disastrata dell’immediato dopoguerra, che non conosceva ancora la tv, forse non tutti ricordavano il fragile gregario che nel ’40 aveva inaspettatamente chiuso il Giro in maglia rosa. Giuseppe conservava le foto del campione, e per di più il padre noleggiava bici ai contadini. Così il falegname arrivò a Caserta in sella a una Legnano: nell’Italia di «Ladri di biciclette», privarsi di una bici solida ed efficiente non era un gesto da poco.

All’epoca Coppi era uno dei tanti scampati della guerra, non ancora celebrato come star mondiale, ma poi «l’omino con le ruote» si sarebbe dimostrato riconoscente, negli anni dei trionfi, al punto da tenersi in contatto con il suo «mecenate» di quei giorni difficili. Tre dei figli di Giuseppe vivono oggi a Somma: Franco è elettricista, Nicola vigile urbano, Aniello operaio in pensione. Il più giovane, Angelo, è preside di un istituto comprensivo di Napoli. Proprio l’ultimo dei figli, in passato, è stato sentito da giornalisti e biografi del Campionissimo, e così ha potuto fornire la provenienza esatta di quel falegname finito negli annali del ciclismo.

Tanto che nell’ultima biografia, scritta da William Fotheringham (traduzione italiana “Un uomo solo”, edita da Piemme) e uscita in Italia per il cinquantennale della morte, si cita correttamente il «falegname di Somma Vesuviana». «Lì per lì mi parve di non capire», sono le parole di Coppi riportate dal giornalista inglese. «Poi mi commossi e lui, il falegname, si soffiò il naso nel vedermi così». «Due mesi dopo», scrive ancora Fotheringham, «come gesto di ringraziamento, Coppi avrebbe corso a Somma». Si riferiva forse a questo episodio, Gian Antonio Stella, quando poche settimane fa ha ricordato, sul Corriere della Sera, «quell’epica cavalcata che riportò alla vita il campione dopo tutti quegli anni rubati dalla guerra».

«Coppi», scrive Stella, «partì da Somma Vesuviana in sella alla sua bicicletta e la sera del giorno dopo era a casa, a Novi Ligure: 817 chilometri in meno di due giorni». Un episodio che i figli di Giuseppe D’Avino non ricordano, e d’altra parte solo Franco (classe ’42) era nato all’epoca dei fatti. Per i suoi diciott’anni, Coppi si era impegnato a regalargli una bicicletta, per ricambiare nel ’60 quell’antico debito del ’45. Ma non ci fu il tempo, perché Fausto, come tutti sanno, fu portato via il 2 gennaio dalla malaria, a soli 41 anni. «Mio padre e Coppi si tennero in contatto durante tutti quegli anni», racconta oggi Franco D’Avino. «Tanto che il campione ci venne a trovare alla fine di una tappa campana del Giro. Ma mio padre non ha voluto mai sfruttare quell’amicizia, tanto che non conservò neppure una foto con Coppi, né un cimelio».


Autore: Luigi Mosca
 
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adp
view post Posted on 3/6/2010, 14:00




Ecco, finalmente la verità. Questo articolo mi è stato donato da un amico.
Il Roma 3 gennaio 1960. Le lacrime dell'amico Fortunato Cristiano. Il Cordoglio di Napoli sportiva per la fine del campionissimo.

FAUSTO COPPI
Così Coppi fu ospite nella mia modesta casa di Grumo; riprese a pedalare, dopo la lunga sosta bellica, su una bicicletta che mi preoccupai di procurargli....
Fortunato Cristiano


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ninco
view post Posted on 3/6/2010, 14:34




Cmq Angelo Mio padre era Amico del Famoso Fortunato (detto Furtunat a segaria, sopranome dato grazie al suo mestiere) molte volte mi raccontava dei lor incontri co coppi grazie all'amicizia del campione con Fortunato Cristiano, adiritura mi diceva che era abitudine del campione di venire nella nostra cittadina per week end di relax con la donna che poi venne conosciuta con il nome di "dama bianca", quindi credo che la verità sia quella di Fortunato Cristiano
 
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adp
view post Posted on 3/1/2011, 08:05




Il mito di Fausto Coppi

fonte: ilgiroditalia.it

51 anni fa, il 2 gennaio del 1960, ci lasciava l’atleta più vincente della storia del ciclismo italiano, il cui nome oggi è divenuto sinonimo di campione anzi di “campionissimo”: Fausto Coppi.
Eccellente scalatore, cronomen e passista di fisico gracile e longilineo, Coppi aveva dalla sua una capacità polmonare (6,5 litri) e un cuore potente (44 pulsazioni al minuto a riposo), che gli consentivano un rendimento eccellente sotto sforzo. Nato a Castellania in provincia di Alessandria il 15 settembre del 1919, Fausto cominciò a mettersi in evidenzia nel 1939 quando, correndo senza squadra, riuscì a far sue ben 7 gare e a conquistare un terzo posto al Giro dell’Appennino e al Giro del Piemonte (nonostante i problemi al cambio). Quest’ultimo piazzamento gli valse un contratto per la Legnano di Bartali con la quale partecipò al suo primo Giro d’Italia nel 1940, vincendolo nello stupore generale grazie sopratutto all’aiuto del ciclista toscano. Un Bartali che non poteva immaginare in quel momento di star aiutando a consacrare quello che sarebbe divenuto il suo più grande rivale nel dopoguerra. Bartali infatti considerava Fausto solo un “acquaiolo” (gregario) ed era effettivamente quello il ruolo di Coppi all’inizio di quel Giro. La caduta di Bartali però sconvolse le gerarchie interne e Fausto lasciò il segno per la prima volta andando a vincere la Firenze-Modena con un attacco sull’Abetone, che gli consentì di indossare la maglia rosa. Fu l’unica tappa vinta dal giovane corridore quell’anno ma fu sufficiente a farlo arrivare in rosa a Milano a 20 anni e 8 mesi, più giovane vincitore del Giro d’Italia ancora oggi. Il giorno dopo questa affermazione l’Italia entra in guerra e il “coscritto Fausto”, come fu definito dalla Gazzetta dello Sport, fu mandato a combattere con la sua divisione in Africa dove fu fatto prigioniero dagli inglesi. Rientrato a Napoli come attendente di un capitano britannico fu presentato a Gino Palumbo, caporedattore del quotidiano “la Voce”, il quale, grazie a un inserzione, riuscì a procurargli la prima bici donatagli da un falegname del paesino di Grumo Nevano. In seguito, approdato a Roma, fu tesserato per la S.S Lazio direttamente dal costruttore Nulli che gli fornì anche bici da corsa e vestiario. Coppi così potè tornare finalmente e gradualmente alla normalità vincendo i primi trofei e sopratutto la prima gara nazionale (Circuito degli Assi di Milano) e internazionale (Circuito di Lugano) disputata dai professionisti italiani nel dopoguerra. Nel 1946 Coppi passa alla Bianchi dove diviene capitano ed esordisce vincendo per distacco la Milano-Sanremo (dopo il suo arrivo la radio pronunciò la celebre frase: “primo classificato Coppi Fausto, in attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo”). Al Giro d’Italia Fausto parte male perdendo nella Chieti-Napoli ben 4′ da Bartali, che approfitta della brutta giornata ... leggi tutto
 
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ca stong
view post Posted on 28/7/2011, 03:51




Egregi Sig. interessati, diciamo che sono un pò parte interessata nella storia del caso della bicicletta di FAUSTO COPPI,e credo di essere ingrado di svelarVi la sacrosanta verità.Vi svelo alcuni episodi provabili di questa lunga e bella vicenda: 1)La cresima fatta da FAUSTO COPPI a mio padre CRISTIANO ARCANGELO(sopranominato Lilino) figlio di CRISTIANO FORTUNATO che per il quale il CAMPIONISSIMO per riconoscenza dovuta al gesto oltre a far nascere una splendita e sincera AMICIZIA gli diede l"onore di fare da padrino al suo primo genito,tantevero che in quella occasione COPPI regalò a mio padre un conografo d"oro vinto in una tappa del TOUR de FRANCE esattamente la GAP/BRIANCON del 1958 l"evento fu celebrato nel 1959. 2)In quella occasione COPPI veniva fatto cittadino ONORARIO della CITTA" di GRUMO NEVANO dall"allora sindaco del momento Sig. SALVATORE AVERSANO. 3) La venuta di FAUSTO COPPI con tutta la squadra della BIANCHI e con il famigerato massagiatore cieco CAVANNA a casa di mio nonnoCRISTIANO FORTUNATO al C/so GARIBALDI in GRUMO NEVANO, che sicuramente gran parte di GRUMESI e CAMPANI limitrofi di una certa età ricorderanno,e tante altre piccole cose che la mia famiglia ha ben conservato. La storia poi del Sig D"AVINO nasce in quanto questultimo effettivamente si presentò all"annuncio fatto da GIGI PALUMBO dal suo giornale ma poveretto portò una bicicletta simile a quella MILITARE che COPPI teneva,quindi la confusione di nomi e di paesi fatta dai giornalisti è dovuta dal fatto che per ironia della sorte il D"AVINO era un onesto FALEGNAME e mio nonno amministrava un idustria del legno.A tutto questo ho risposto solo e semplicemente perchè vorrei che un giorno non lontano qualcuno appartenente ai vertici RAI ed al mondo SPORTIVO può corregere l"inesattezze espresse da giornalisti di grosso spessore e di fama mondiale fatte nei loro servizi e di dedicare una piccola notizia a questa vicenda.Per l"occasione invio un grosso saluto e grazie a tutti gli amanti del CICLISMO ed in particolare a tutti i tifosi del GRANDE ed UNICO "UOMO SOLO AL COMANDO la sua maglia è BIANCOCELESTE il suo nome è FAUSTO COPPI.
 
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15 replies since 28/1/2010, 16:13   2808 views
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