Città di Grumo Nevano - Forum

La storia della città attraverso le sue vie, Toponimi relativi a Grumesi o legati ad avvenimenti locali

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adp
view post Posted on 28/10/2007, 18:21




La storia della città attraverso le sue vie.

Toponimi relativi a Grumesi o legati ad avvenimenti locali


Un'altro progetto da mettere su www.grumonevano.net.

Cercherò con il vostro aiuto di mettere tutti i nomi in ordine alfabetico con una breve storia o curiosità.


Si potrebbe iniziare con Corso e Piazza Domenico Cirillo, Via Santolo Cirillo,Via Giovan Battista Vico ...

AIUTATEMI ;)

UPDATE 21 marzo 2008
Dopo l'interessante intervento di Nufrio Cincorana, inizio con fare un copy e incolla di tutto ciò che scrive.
Così non ci perderemo questo interessante viaggio.
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OK partecipo e comincio con i nomi più antichi. Sapete quali sono i nomi più antichi di strade qui a Grumo Nevano? Intendo ovviamente quelli tuttora in uso.
Via Anzaloni e via S. Domenico a Grumo e via S. Vito a Nevano.
Via Anzaloni (riportato come "via de li Lanzaluni") è citata in un atto notarile del 1550. Non chiedetemi da dove viene questo nome: non ne ho la più pallida idea. Su qualche dizionario di onomastica ho letto che Anzaloni (cognome tipico della Sicilia) si collega al nome Ansaldo di origine germanica. Ma non so come tale nome sia arrivato a Grumo.
Via S. Domenico, all'inizio del '600 conosciuta come la Cupa di Grumo (ad Arzano) o la Cupa di Arzano (a Grumo) mentre il trivio con l’attuale Corso Cirillo era noto come Piazza o strada (che va a) Casandrino, cominciò ad avere tale denominazione dopo la costruzione della cappella dedicata a questo santo, che ritroviamo esistere almeno dalla metà del '600.
Via S. Vito che ovviamente rimanda alla chiesa omonima, era così denominata già all’inizio dell’800, ma il nome era in uso già in precedenza.
Un’ultima curiosità. La parola piazza deriva dal latino platea che, tra altri significati, aveva pure quello moderno di piazza, ma indicava pure via, strada: si spiega così il fatto perché con il napoletano “chiazza” non indichiamo solo una piazza o un largo, ma anche una strada o un vicolo.


Il nome più antico di una via nel centro abitato di Grumo che ho ritrovato è quello di Pozzo Vetere, documentato nel 1508. Questo toponimo indicava all'epoca, con tutta probabilità, sia l'attuale corso del Giureconsulto che Piazza Capasso. Ovviamente il nome derivava da un antico pozzo e non mi sembra peregrina l'ipotesi che questo manufatto possa poi coincidere con la piscina che avrebbe sostituito il toponimo per il largo e la strada della Piscina per circa due secoli, tra la metà del '600 e la metà dell'800. Da notare che nella documentazione della metà del '500 la platea (piazza o via) di Pozzo Vetere era chiamata pure di S. Aniello in quanto qui vi era un'antica cappella di patronato di una famiglia D'Errico. Nel '600 la cappella non esisteva più ed il nome di S. Aniello cadde in disuso, sostituito da quello di S. Caterina come prese ad essere chiamato l'attuale Corso del Giureconsulto (il convento omonimo fu costruito alla fine del '500). All'inizio dell'800 la strada di S. Caterina fu rinominata strada di S. Pasquale (sarebbe interessante sapere perché il convento di S. Caterina sia stato e sia tuttora conosciuto indifferentemente anche con il nome di questo santo) fino al 1867 quando ricevette ufficialmente il nome di Corso del Giureconsulto. Una curiosità: gli storici grumesi del passato alla domanda chi fosse il giureconsulto individuato dal toponimo vi avrebbero risposto "Ma ovviamente Nicola Capasso!". Debbo dirvi che io invece non sono affatto daccordo. Il termine giureconsulto indica un avvocato non un professore di diritto. Nicola Capasso era appunto un professore di diritto e non esercità mai la professione forense. Il giureconsulto in questione non può essere che Giuseppe Pasquale Cirillo (1709-1775), altro personaggio illustre di Grumo, ma forse non tanto quanto forse meriterebbe, famoso avvocato (ci ha lasciato ben quindici volumi di allegazioni forensi) ed uno dei redattori del codice di leggi detto carolino dal re Carlo III (di Spagna ma VII di Napoli) di Borbone.



Proseguendo il viaggio nell’antica toponomastica grumese arriviamo dalle parti di Piazza Cirillo. Ci credete? Già nel 1582 parlando dell’attuale piazza dedicata al martire del 1799 un grumese avrebbe detto Mmmiezo rumm’. Infatti è praticamente così citato questo luogo (“in mezzo al casale di Grumo”) in un atto notarile di quell’anno che vi segnala la presenza del palazzo baronale (all’epoca feudatario di Grumo era Carlo de Loffredo, quello che avrebbe fatto costruire il convento di S. Caterina). Per chi non lo sapesse l’antico palazzo baronale di Grumo era l’attuale palazzo Coppola (per intenderci, dove sta il Banco S. Paolo, ma pure Marco Gelo). Siccome a Grumo la presenza di una palazzo del feudatario è segnalata almeno dal 1306, non mi sembra azzardato ipotizzare che tale costruzione già all’epoca si trovasse “in mezzo al casale di Grumo” e corrispondesse al palazzo Coppola.
Di fronte al palazzo baronale, pur se, verosimilmente con la facciata rivolta all’attuale via Tammaro Spena, già nel ‘500 troviamo il Seggio o sedile che corrispondeva alla torre civica di ottocentesca memoria (di cui esistono diverse foto) sciaguratamente abbattuta alla metà degli anni ’60 del secolo scorso. Il Seggio era un locale di proprietà del Comune (fino agli inizi dell’800 l’amministrazione cittadina si chiamava “università” per indicare l’insieme dei cittadini, termine sostituito dal francese commune, che ha lo stesso significato del precedente, all’epoca di re Giuseppe Bonaparte) dove si riunivano gli amministratori dell’università (gli eletti) e i “deputati” ossia cittadini nominati dall’assemblea di tutti i capifamiglia per seguire particolari questioni di interesse comune. Ho trovato citata per la prima volta la strada o piazza del Seggio nel 1551. Tale toponimo individuava l’attuale via Amendola.


Per quanto riguarda la viabilità antica è storicamente provato che Grumo si trovasse sulla via Atellana, ossia l’antica strada che collegava Capua a Napoli passando per Atella. Pertanto ipotizzare che questo luogo fosse abitato già in epoca romana, se non già in precedenza, può anche non essere discutibile, solo ci vogliono le prove. Di sicuro, a parte le dicerie di ritrovamenti archeologici in piazza Capasso (l’antica piscina?), vi è da dire che effettivamente negli anni ’60/’70 del Novecento sono stati segnalati ritrovamenti di tombe del IV secolo avanti Cristo in particolare in via Giuseppe Landolfo e a via Po (molto vicina alla precedente). Ma se le tombe ci segnalano la presenza umana nella zona, di certo non ci confermano la presenza di insediamenti: nell’antichità l’uomo non costruiva tombe nelle vicinanze di centri abitati, ma vicino alle vie di comunicazione.

Che Grumo esistesse nell’877 d.C. ce lo confermano appunto gli "Acta translationis S. Athanasii ep. Neapolitani", che furono editi nel primo volume dei "Monumenta ad Neapolitani Ducatus Historiam Pertinentia" curati da Bartolomeo Capasso (si tratta in tutto di nove pagine dove vi è solo una brevissima citazione di Grumo, dove un uomo posseduto dal demonio fu fatto passare sotto il feretro che conteneva i resti mortali del vescovo Attanasio, restando liberato dalla possessione demoniaca), ma non sappiamo quando tale insediamento sia effettivamente sorto. Inoltre non possiamo neppure essere certi che Grumo si trovasse in territorio longobardo. Nei cinque secoli circa che durò il dominio longobardo in Campania (più o meno tra il 570 ed il 1058) i confini tra i territori bizantino-ducali di Napoli e quelli longobardi, prima del ducato di Benevento e poi della contea di Capua, furono estremamente mobili ed incerti, in particolare a seconda dei tempi di guerra o di pace, e non è affatto detto che Grumo, data anche la sua vicinanza a Napoli, rientrasse nel territorio longobardo (anzi la stessa nomenclatura di loco ci rinvia ad un insediamento bizantino).
A puro titolo di curiosità aggiungerei poi il fatto che qualche storico locale, sulla scia di Giuseppe Castaldi, parla dell’esistenza di un “bosco” di Grumo nell’antichità, ma questo fatto mi sembra dovuto ad un errore del Castaldi che ha scambiato la parola latina locus (villaggio ma anche località) con lucus che significa appunto bosco.


Per continuare il percorso delle antiche strade grumesi (non tralascerò Nevano ma anticipo che la toponomastica antica di quest’ultimo centro è peggio documentata e meno chiara), ci spostiamo da “Mezzo Grumo” all’attuale Corso Cirillo. In pratica arriviamo in quella che anticamente era la Platea di S. Tammaro, che dovrebbe corrispondere grosso modo al rione intorno al Corso Cirillo (fino a via S. Domenico, dove terminava la parte abitata del casale di Grumo) alla Piazza Pio XII, alle vie Damiano Chiesa (nell’800 via o vico Parrocchia) alle vie Armando Diaz e Luigi Cadorna che, anticamente appunto, avevano un solo nome: via della Cappella (nome segnalato già nel 1586) o delle Cappelle. Il nome al plurale è segnalato dal ‘700: sull’attuale via Diaz si affacciano da allora ben tre cappelle con ingresso separato rispetto alla chiesa parrocchiale. A quell’epoca le cappelle ospitavano rispettivamente le congregazioni di S. Tammaro, del Sacramento e di S. Antonio. Ma nel 1586 era una sola la cappella esistente al di fuori della chiesa: la cappella di S. Maria di Loreto. Dopo l’abbattimento e la ricostruzione della chiesa parrocchiale di S. Tammaro (all’inizio del ‘700) della cappella di S. Maria di Loreto non vi è più traccia documentaria (perché verosimilmente fu abbattuta per fare posto ad una chiesa più grande della precedente), mentre sono invece presenti le tre cappelle sulla via Diaz e la cappella del Rosario sulla via D. Chiesa. Ciò spiega pure perché tra ‘700 e ‘800 troviamo la denominazione strada o piazza delle cappelle per indicare sia le suddette strade che lo stesso largo davanti alla chiesa di S. Tammaro (il nome strada o piazza di S. Tammaro si ritrova solo sporadicamente fino al 1719).


Ritornando indietro verso il centro (geografico) del casale di Grumo (che nel 6/‘700 non era Mmiez’ Rumm’, ma più esattamente l’incrocio tra via Spena, Corso Garibaldi e via Roma, insomma abbascio ‘e galesse di ottocentesca memoria, così denominato per lo stazionamento di calessi che svolgevano il servizio di trasporto passeggeri da e per Grumo) percorrendo la via della Cappella saremmo sbucati sulla strada di Napoli (la denominazione si trova solo dal ‘700) che aveva inizio dall’attuale Piazza Cirillo, altrimenti detta “la via di Arzano” (denominazione solitaria che ho trovato solo nel 1627) perché conduceva appunto nel vicino casale (così come ad Arzano la via che portava a Grumo era conosciuta come la via di Grumo, oggi via Pecchia).
Al riguardo mi piace precisare una cosa: da un documento del 1565 apprendiamo che a Grumo il monastero di S. Chiara di Napoli possedeva un appezzamento di terreno di una certa estensione (18 moggi al passo napoletano, ossia circa 3364 mq a moggio) che era delimitato ad oriente dalla strada che portava ad Arzano e ad occidente dalla strada che portava a Napoli. Di questo terreno tutt’oggi esiste una piantina a colori all’Archivio di Stato di Napoli risalente alla metà del ‘700. In pratica il terreno era situato tra gli attuali Corso Garibaldi (a oriente, quindi la strada di Arzano) e il prolungamento di via S. Domenico (zona svincolo asse mediano) (a occidente, quindi la strada di Napoli). Mi sembra importante sottolineare che ancora alla metà del ‘500 la vecchia via Cupa (che poi dovrebbe corrispondere al tracciato dell’antica via Atellana) svolgeva la funzione di strada di collegamento con Napoli, evitando il casale di Arzano, mentre l’attuale Corso Garibaldi portava “solo” fino ad Arzano. È probabile che già nel corso del XVII secolo la via Cupa abbia perso di importanza e sia rimasta abbandonata come strada di grande collegamento (la denominazione di via Cupa, che indicava solitamente una strada stretta ed incassata tra muri di tufo e siepi con alberi che la rendevano ombroso, ma anche “oscura”, per la strada di S. Domenico l’ho ritrovata solo a partire dal ‘600) essendo utilizzata ormai solo come strada campestre (lemmeto, limite, dal latino limes = sentiero, ma anche confine).


A questo punto, prima di percorrere l’antica strada che da Grumo portava al casale di Frattamaggiore (antico insediamento che qualcuno ha voluto fondato nel IX secolo dai Misenati in fuga dalle distruzioni dei musulmani) facciamo un salto nel centro vicino dove alcuni antichi toponimi sono ancora in voga: chi di voi non ha sentito un frattese, magari non proprio giovanissimo, citare “chiazza mantano”? Ma che vorrà dire e che posto è? Semplice: la parlata corrente ha ormai storpiato l’antico toponimo di Piazza o strada di Pantano, come fino all’800 si chiamava l’attuale via Roma a Frattamaggiore. A questo punto ritorniamo a Grumo e percorriamo la strada che portava (e porta, a piedi però, superando il cavalcavia sulla linea ferroviaria) a Frattamaggiore: nel ‘700 questa strada era ormai conosciuta come la via di Fratta o di Frattamaggiore. Nel ‘600 però era in voga un altro toponimo: provate ad indovinare? Ebbene si, anche la nostra attuale via Roma si chiamava Piazza o strada di Pantano. E c’é da dire che questo toponimo è uno dei più antichi che ho trovato per il nostro antico casale che ci consenta di individuare con precisione un luogo. Infatti la denominazione di Pantano a Grumo, in questo caso riferita ad una località campestre, la ritroviamo già in un documento del 1298. Il fatto poi che tale toponimo si riferisca ancora nel ‘500 ad una contrada campestre, come ci testimoniano altri documenti che ho consultato, deve farci ritenere che ancora in quel periodo l’attuale via Roma costituiva il limite meridionale del centro abitato.


Gneo Nevio
Gneo Nevio, così come di tantissimi personaggi dell'antichità, non si conosce nè il luogo né la data di nascita. Quindi ipotizzare il collegamento di Nevano a "quel" Nevio è sicuramente un azzardo. Per quanto riguarda il nome Nevano lo stesso va probabilmente collegato ad una gens Nevia, ma come indicazione di proprietà fondiaria. Infatti gli antichi nomi gentilizi romani che designano tante località italiane sono stati conservati fino ad oggi per il fatto che il catasto fondiario romano continuò a funzionare per secoli dopo la caduta dell'impero e gli antichi fundi (ossia i grandi possedimenti fondiari di epoca romana) pur cambiando di proprietà conservarono per molti secoli i nomi dei loro antichi possessori, quale denominazione identificativa, passando poi tali nomi ai villaggi che su quei territori sorsero anche in epoca successiva, come è sicuramente il caso di Nevano. Quindi non tanto a Gneo Nevio possiamo collegare il nome ma ad una gens Nevia di epoca romana, che non necessariamente corrispondeva a quella del poeta latina, per quanto possa essere presumibile un legame.
In ogni caos è sicuramente il colmo che il nome di una strada dedicata a Gneo Nevio si trovi nel territorio che fu di Grumo e non in quello di Nevano. Ma, d'altra parte, anche via Principi di Montemiletto, che si riferisce agli antichi feudatari di Grumo (1641-1806) si trova in territorio di Nevano (suula strada S. Arpino-Fratta, sulla destra dopi il Bingo, andando a Fratta): quindi come scambi di strade Grumo e Nevano sono pari.
Per il cimitero i tuoi ricordano bene, ma non fu distrutto per la nascita del cimitero consortile che risale addirittura al 1838 (dopo l'epidemia di colera) ma per un non ben chiaro contrasto tra amministratori. Progettato all'epoca del sindaco Michelangelo Chiacchio, intorno al 1949, il cimitero fu in gran parte realizzato da sindaco Aversano. Ma con il ritorno di Chiacchio al sindacato, nel 1956, l'opera fu fatta andare in malora. Qualcuno potrebbe pensare che il fatto che Chiacchio fosse divenuto proprietario delle terre di fronte al ostruito cimitero (oggi Parco Vittoria ossia ICE SNEI) e che negli anni 60 provvedesse ad erigere quello spaventoso complesso a più piani (si diceva che era per gli operai delle fabbriche sorte o che dovevano sorgere nella zona industriale grumese, sita tra il confine di Arzano ed appunto l'attuale Parco Vittoria, sulla via del Cassano, prolungamento Corso Garibaldi) possa avere un collegamento con l'abbandono del cimitero. Ma non ti so dire se le cose stiano veramente così. L'attuale via Galileo Galilei, nella sua prima parte ricalca la strada mediana del vecchio cimitero, nel quale furono costruite pure diverse serie di nicchie, poi abbattute. In fondo all'attuale strada, in adiacenza al prolungamento di via S. Domenico, negli anni '60 funzionava in inceneritore per i rifiuti (ti lascio immaginare la diossina).



A questo punto, siamo tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700, potremo percorrere il nuovo quartiere di Grumo, la Piazza Nuova, o quello che potremmo definire il quartiere dei Censi, imboccando l’attuale via Raffaele Chiacchio, appunto la strada di Piazza Nuova, che ho trovato citata per la prima volta nel 1647. Questo agglomerato di case cominciò a sorgere, probabilmente proprio all’inizio del ‘600, con la concessione di piccoli appezzamenti di terreno da parte dei feudatari di Grumo ad abitanti del casale che vi costruivano le proprie case, dietro la corresponsione di un canone annuo perpetuo, detto appunto censo. Gli appezzamenti era sottratti alla starza del feudatario (con questo termine anticamente si indicava una grande estensione di terreno di solito di natura feudale) denominata Starza Grande che, delimitata dagli attuali Corso Garibaldi e Via Dante, giungeva fin quasi al confine con Arzano. La concessione dei censi continuò tra il ‘600 e il ‘700 così che furono tracciate altre strade nel nuovo quartiere: la strada detta proprio dei Censi, che trovo citata all’inizio del ‘700 (ribattezzata all’inizio dell’800 strada Grotta, oggi via Cesare Battisti); la strada denominata Limitone, che costituiva la strada d’ingresso nella starza baronale (oggi via Enrico Toti); la strada dei Censi Nuovi, citata per la prima volta nel 1713 (all’inizio dell’800 ridenominata strada Sambuci, oggi via Principe di Piemonte).


Nello Stato delle anime della Parrocchia di S. Vito Martire di Nevano dell’anno 1900 sono riportate le seguenti strade: strada S. Vito, via Croce, via di Sopra, via Viocciola, vico Viocciola, via Olmo. Infine sono citati il Palazzo detto Tribunale e la località Ferrovia.
A parte la strada dedicata a S. Vito, che mantiene tuttora tale nome (in un atto notarile del 1583 è già citata a Nevano la piazza de Sancto Vito), tutte le altre hanno mutato denominazione: via Croce è oggi via Duca d’Aosta; via di Sopra é via Giuseppe Landolfo; via Viocciola è via Santolo Cirillo; vico Viocciola è via Donato Del Piano, via Olmo è via Enrico Simonelli.
Risalendo indietro nel tempo troviamo che nel 1813, nel registro del catasto provvisorio di Grumo Nevano sono citate, per Nevano, le sole strade dell’Olmo, di S. Vito e di Sopra (è probabile che all’epoca la via Viocciola non esistesse o mantenesse la denominazione di strada dell’Olmo, mentre la via Croce, pur esistendo sicuramente, stranamente non è citata).
Intorno alla metà del ‘700 sono citate (nei registri parrocchiali della chiesa di S. Vito) le seguenti “platee” o luoghi a Nevano: sopra la Piazza; in mezzo Nevano; piazza della Portella; vicino alla Croce; dietro la Chiesa (mentre è ipotizzabile che sopra la Piazza possa identificarsi con la strada di Sopra, ossia via Landolfo, sarebbe veramente interessante sapere che luogo indicava il toponimo “in mezzo Nevano”: da notare, quindi, che non esisteva solo “in mezzo Grumo”).
Infine nello “Stato delle Anime della Parrocchiale Chiesa di S. Vito del Casale di Nevano” del 1722 sono riportati i seguenti toponimi: platea denominata la Piazza del Termine; loco detto alla Piazza Nova; Piazza della Croce. Verosimilmente mentre la piazza della Croce corrisponde alla via Duca d’Aosta, Piazza Nova potrebbe forse indicare la strada di Sopra, mentre la Piazza del Termine potrebbe indicare tutto l’agglomerato tra via S. Vito e Via Simonelli. Ma restiamo nel campo delle ipotesi. A puro titolo di curiosità: le “anime” registrate a Nevano nello Stato del 1722 ascendevano in tutto a 622.


Edited by adp - 23/3/2008, 19:04
 
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mopa2000
view post Posted on 3/11/2007, 00:17




E' da diverso tempo che ho cominciato il volumetto "Itinerario attravero la macedonia di vie, vicoli, vicoletti, cchiazze, corsi, areta , ncoppo, mmieze
viali ecc. facendo conoscere la collocazione e la denominazione del sito e, dove serve, la storia del personaggio o manifestazione a cui è intestata la località.
Ritengo sia arido e poco ortodosso il modo di descrizione delle caratteristiche
di un intestatario di un sito come se fosse un dizionario.
Ogni iniziativa va incoraggiata,ma questa non me la sento di appoggiarla.
Auguri . mopa
Inoltre voglio ricordarti che il completamento del libro "uomini illustri di Grumo nevano" tra vigolette avrebe anticipato il piccolo dizionarietto presentato sul tuo sito.
Scusami il risentimento .
mopa.


 
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adp
view post Posted on 3/11/2007, 08:20




Deve esere come un dizionario da consultare velocemente , in alcune parti linkerà (ci sarà un collegamento ) al tuo "uomini illustri di Grumo nevano" tra vigolette. :D

Faccio un esempio, Cirillo Domenico (Piazza) sarà collegato a Mmieze rummo

Molti ragazzi conoscono la strada con il nome è non sanno chi è , come si chiamava una volta , ad esempio MMIEZ’’A PUSCINA.


:D :D
 
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IPP
view post Posted on 4/11/2007, 10:53




STO CERCANDO, MA E' MOLTO DIFFICILE :(
 
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adp
view post Posted on 7/11/2007, 23:12




Stò facendo una FULL IMMERSION nella storia di Grumo Nevano , tra i vari personaggi famosi a Grumo Nevano nacque
FRANCESCO CAPECELATRO.

I Capecelatro furono utili padroni di Nevano per quasi quattro secoli, con ogni probabilità , dal sec. XIV al sec. XVIII. Da quella famiglia , nacque ,il 1596,nel palazzo baronale di Nevano, Francesco Capecelatro da Annibale e Lucrezia Pignone dei marchesi d'Oriolo. Francesco è certamente uno dei più illustri rappresentanti della famiglia. Storico e generale,maestro di campo di Filippo IV di Spagna, ha legato il suo nome alla repubblica delle lettere con una "STORIA del REGNO di NAPOLI",il " DIARIO dei tumulti del Popolo napoletano avvenuti negli anni 1647-1650" e gli scritti notevoli per la esattezza delle notizie.




 
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raffaele.abbate
view post Posted on 7/11/2007, 23:17




mi piace questa cavalcata e questo dizionario degli uomini illustri ...

mica si deve per forza scrivere un volume di 800 pagine che nessuno leggerà
 
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adp
view post Posted on 7/11/2007, 23:38




Pagina aggiornata ONLINE

Aggiunti EMILIO RASULO - SANTOLO CIRILLO - ANDREA CASILLO - FRANCESCO CAPECELATRO
 
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adp
view post Posted on 20/1/2008, 20:20




Altre informazioni mi arrivano da Vito Pezzella


Piazza Nicola Capasso (Mmiezzo a Puscina)
prende il nome da una cisterna di epoca romana ritrovata nella piazza durante alcuni lavori e poi ricoperta
-

Via G.Tellini (Areta a rieci)
il nome non deriva da qualche numero, ma da un insediamento Greco di cui si sono perse le tracce




 
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moscatoeugenio
view post Posted on 21/1/2008, 11:36




si trovavano negli scavi ,a volte anche oggetti preziosi che spesso sparivano anzitempo.
 
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Nufrio Cincorana
view post Posted on 12/3/2008, 01:03




OK partecipo e comincio con i nomi più antichi. Sapete quali sono i nomi più antichi di strade qui a Grumo Nevano? Intendo ovviamente quelli tuttora in uso.
Via Anzaloni e via S. Domenico a Grumo e via S. Vito a Nevano.
Via Anzaloni (riportato come "via de li Lanzaluni") è citata in un atto notarile del 1550. Non chiedetemi da dove viene questo nome: non ne ho la più pallida idea. Su qualche dizionario di onomastica ho letto che Anzaloni (cognome tipico della Sicilia) si collega al nome Ansaldo di origine germanica. Ma non so come tale nome sia arrivato a Grumo.
Via S. Domenico, all'inizio del '600 conosciuta come la Cupa di Grumo (ad Arzano) o la Cupa di Arzano (a Grumo) mentre il trivio con l’attuale Corso Cirillo era noto come Piazza o strada (che va a) Casandrino, cominciò ad avere tale denominazione dopo la costruzione della cappella dedicata a questo santo, che ritroviamo esistere almeno dalla metà del '600.
Via S. Vito che ovviamente rimanda alla chiesa omonima, era così denominata già all’inizio dell’800, ma il nome era in uso già in precedenza.
Un’ultima curiosità. La parola piazza deriva dal latino platea che, tra altri significati, aveva pure quello moderno di piazza, ma indicava pure via, strada: si spiega così il fatto perché con il napoletano “chiazza” non indichiamo solo una piazza o un largo, ma anche una strada o un vicolo.
 
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adp
view post Posted on 12/3/2008, 07:11




Bravo image

Come appena possibile aggiornerò la pagina sul sito.
Se vuoi posso alche citare il tuo nome.


Grazie



 
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Nufrio Cincorana
view post Posted on 13/3/2008, 01:22




Il nome più antico di una via nel centro abitato di Grumo che ho ritrovato è quello di Pozzo Vetere, documentato nel 1508. Questo toponimo indicava all'epoca, con tutta probabilità, sia l'attuale corso del Giureconsulto che Piazza Capasso. Ovviamente il nome derivava da un antico pozzo e non mi sembra peregrina l'ipotesi che questo manufatto possa poi coincidere con la piscina che avrebbe sostituito il toponimo per il largo e la strada della Piscina per circa due secoli, tra la metà del '600 e la metà dell'800. Da notare che nella documentazione della metà del '500 la platea (piazza o via) di Pozzo Vetere era chiamata pure di S. Aniello in quanto qui vi era un'antica cappella di patronato di una famiglia D'Errico. Nel '600 la cappella non esisteva più ed il nome di S. Aniello cadde in disuso, sostituito da quello di S. Caterina come prese ad essere chiamato l'attuale Corso del Giureconsulto (il convento omonimo fu costruito alla fine del '500). All'inizio dell'800 la strada di S. Caterina fu rinominata strada di S. Pasquale (sarebbe interessante sapere perché il convento di S. Caterina sia stato e sia tuttora conosciuto indifferentemente anche con il nome di questo santo) fino al 1867 quando ricevette ufficialmente il nome di Corso del Giureconsulto. Una curiosità: gli storici grumesi del passato alla domanda chi fosse il giureconsulto individuato dal toponimo vi avrebbero risposto "Ma ovviamente Nicola Capasso!". Debbo dirvi che io invece non sono affatto daccordo. Il termine giureconsulto indica un avvocato non un professore di diritto. Nicola Capasso era appunto un professore di diritto e non esercità mai la professione forense. Il giureconsulto in questione non può essere che Giuseppe Pasquale Cirillo (1709-1775), altro personaggio illustre di Grumo, ma forse non tanto quanto forse meriterebbe, famoso avvocato (ci ha lasciato ben quindici volumi di allegazioni forensi) ed uno dei redattori del codice di leggi detto carolino dal re Carlo III (di Spagna ma VII di Napoli) di Borbone.
 
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vito_72
view post Posted on 13/3/2008, 19:33




Grande!!!Complimenti :woot:
 
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moscatoeugenio
view post Posted on 13/3/2008, 22:04




COMPLIMENTI A QUESTO SIGNORE,VERAMENTE UNO STORICO DI GRANDE SPESSORE. E' UN LAVORO NON INDIFFERENTE DOCUMENTARSI COSI A FONDO E COSI' BENE SU QUESTI TIPI DI ARGOMENTI. VISIONARE DOCUMENTI DEL GENERE E' VERAMENTE UN GRAN PIACERE. CHIARAMENTE SENZA CONTARE TUTTO IL LAVORO INVESTIGATIVO QUASI CERTOSINO. GRAZIE ANCHE DA PARTE MIA PER IL TUO CONTRIBUTO PER SAPERE UN PO DI PIU' SUL NOSTRO PAESE.
 
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Nufrio Cincorana
view post Posted on 14/3/2008, 02:35




Ringrazio dei complimenti e continuo, visto che l’argomento suscita qualche interesse.
Proseguendo il viaggio nell’antica toponomastica grumese arriviamo dalle parti di Piazza Cirillo. Ci credete? Già nel 1582 parlando dell’attuale piazza dedicata al martire del 1799 un grumese avrebbe detto Mmmiezo rumm’. Infatti è praticamente così citato questo luogo (“in mezzo al casale di Grumo”) in un atto notarile di quell’anno che vi segnala la presenza del palazzo baronale (all’epoca feudatario di Grumo era Carlo de Loffredo, quello che avrebbe fatto costruire il convento di S. Caterina). Per chi non lo sapesse l’antico palazzo baronale di Grumo era l’attuale palazzo Coppola (per intenderci, dove sta il Banco S. Paolo, ma pure Marco Gelo). Siccome a Grumo la presenza di una palazzo del feudatario è segnalata almeno dal 1306, non mi sembra azzardato ipotizzare che tale costruzione già all’epoca si trovasse “in mezzo al casale di Grumo” e corrispondesse al palazzo Coppola.
Di fronte al palazzo baronale, pur se, verosimilmente con la facciata rivolta all’attuale via Tammaro Spena, già nel ‘500 troviamo il Seggio o sedile che corrispondeva alla torre civica di ottocentesca memoria (di cui esistono diverse foto) sciaguratamente abbattuta alla metà degli anni ’60 del secolo scorso. Il Seggio era un locale di proprietà del Comune (fino agli inizi dell’800 l’amministrazione cittadina si chiamava “università” per indicare l’insieme dei cittadini, termine sostituito dal francese commune, che ha lo stesso significato del precedente, all’epoca di re Giuseppe Bonaparte) dove si riunivano gli amministratori dell’università (gli eletti) e i “deputati” ossia cittadini nominati dall’assemblea di tutti i capifamiglia per seguire particolari questioni di interesse comune. Ho trovato citata per la prima volta la strada o piazza del Seggio nel 1551. Tale toponimo individuava l’attuale via Amendola.
 
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